Hjero

 

 12 ° parte

 

Il giorno che venne

 

 

Il giorno che venne col sole portò a Hjero una fastidiosa sensazione di attesa, che lo accompagnò per tutto il giorno, galleggiando nel suo animo come una nebbia impalpabile ma sempre presente. Per scacciarla via Hjero le tentò tutte, fino ad esagerare davvero e finendo col prendersi un solenne rimprovero da suo nonno che finì il pistolotto col solito richiamo ai suoi doveri, alle sue responsabilità e al comportamento che doveva tenere per rispetto al nome che portava. La cosa differentemente dalle altre volte precedenti, piuttosto che intimidirlo, divertì Hjero; non che il nonno non avesse ragione, suo nonno era persona giusta ed equilibrata, ma – questo pensò Hjero - .. forse, se Don Hjeronimus aveva pensato proprio a lui, certo non aveva dato troppa importanza alle sue marachelle passate.

La voce del nonno gli ricordava Bacho .. probabilmente perché erano vecchi entrambi, solo che le cose che diceva Bacho .. gli sembravano più importanti dei giudiziosi e scontati sermoni di suo nonno le cose che diceva Bacho .. gli sembravano davvero importanti per il suo futuro; non vedeva l'ora che arrivasse la notte e l'ovale che aveva in tasca e che ogni tanto stringeva fra le dita lo tranquillizzava che la notte presto o tardi sarebbe arrivata.

Appena la casa fu immersa nel silenzio Bacho, materializzandosi chissà da dove, arrivò e lo toccò leggermente con la punta del piccolo bastone, accorgendosi subito che Hjero questa volta non si era addormentato

"già sveglio sei ? "

" non mi sono affatto addormentato "

" hai fatto male ! la notte è lunga e tu sei picciriddo, devi dormire un pò "

" non ce l'ho fatta !"

" già !" fu il laconico commento e poi aggiunse... "sei preoccupato ?"

" no ! "

" no, davvero no ? "

" no, però sono curioso ! "

" troppo giusto, anche io sarei curioso .. se fossi al posto tuo e poi la curiosità è tutta intelligenza "

"Bacho !"

" che c'è ?"

" io non sono sicuro di avere capito bene quello che ... che "

"che ? "

" quello che Don Hjeronimus .. ha scritto che devo fare" e rimase pensoso

" è sempre stato complicato capire quello che Don Hjeronimus voleva ! Ma quello che voleva era sempre giusto, però ! " e poi continuò "vuol dire che leggeremo e rileggeremo insieme .. fino a quando non avremo capito bene ! ti piace così ? " e chiuse le sue parole con un sorriso malizioso.

Hjero pensò per un istante che Bacho .. si stesse prendendo gioco di lui: Bacho doveva sapere esattamente come sarebbero andate le cose e cosa lo aspettava, sapeva per filo e per segno lo svolgersi degli eventi .. e stava per rispondergli per le rime, poi guardandolo attentamente si rese conto che lui stava davvero partecipando alla sua curiosità, alla sua ansia .. che era come se lo stesse prendendo per mano, per percorrere insieme quella strada .

La voce di Bacho lo scosse da questi pensieri

" allora andiamo, che non c'è tempo da perdere "

Appena entrati nella stanza del monaco Hjero percepì, senza capirne la ragione, che c'era qualcosa di diverso in quella stanza dal giorno precedente ma prima che potesse chiederne a Bacho, uno spiffero d'aria gli colpì la nuca e guidò il suo sguardo verso l'angolo della stanza, l'occhio fino al giorno prima murato faceva filtrare un raggio di luna che rendeva luminescente la stanza ed andava a colpire il centro del grande tavolo.

Hjero rimase a guardare quel raggio e seguendone il percorso, dopo aver attraversato l'occhio di pietra, arrivò alla luna che tonda e piena come una dolce, paffuta, matrona ricambiava il suo sguardo silenziosa.

"E' magnifica !" mormorò

"cosa ? " domandò Bacho facendo finta di non aver capito

" la luna "

" la luna, già, la luna ! da qua l'hanno vista Don Antonino prima e Don Hjeronimus, dopo .. tante di quelle volte ed io con loro, per ore ed ore"

" e allora, che dicevano ?"

"anche loro dicevano che era magnifica e se la stavano a guardare in silenzio" poi proseguì : "ancora non è piena ! "

"ma è bella lo stesso anche così"

" sarà piena fra tre giorni, abbiamo ancora un pò di tempo"

" un pò di tempo per cosa, Bacho ? "

Bacho accese una torcia, poi un'altra e quando la stanza fu ben illuminata con ampio gesto del suo piccolo braccio tutt'uno col bastone indicando tutto intorno soggiunse :

"per dare una sistemata a questo posto e renderlo un'altra volta decoroso !"

Chissà da dove spuntarono pezze e pennelli e un catino con l'acqua, .. le prime nuvole di polvere annunciarono ore ed ore di intenso lavoro per rendere "decorosa" come diceva Bacho la stanza di Don Antonino.

Stava quasi per fare l'alba quando Hjero rientrò nella sua stanza, sporco come un facchino e stanco come mai lo era stato.

Cosa lo avrebbe aspettato per il futuro .. se questo era solo l'inizio ?

Dopo averlo fatto lavare Bacho quasi lo trascinò nel letto

"Bacho" disse il ragazzo esausto " non avevo letto di dover fare anche delle pulizie "

"tu non lo leggisti, ma c'era scritto, c'era scritto ! Don Hjeronimus cominciò alla tua età da una stalla, spalando sterco di cavallo .. e gli portò bene per tutta la vita ... vuoi essere da meno di lui ? "

" no, ma .. "

"quanti storie per n'anticchia di lavoro !" commentò

Hjero non ebbe la forza di rispondergli, fu Bacho a concludere " una grande fortuna vale bene qualche ora di sacrificio!" e su queste parole gli occhi di Hjero si chiusero

 

 

 

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